Il ragazzo e l'airone

di Stefania Brivido

Hayao Miyazaki e lo studio Ghibli tornano al cinema, ma questa volta con un’opera dalla quale traspare una visione intimistica rispetto ai precedenti film d’animazione. La storia narra di Mahito, un giovane che durante la seconda guerra mondiale perde la madre a causa dell’incendio dell’ospedale colpito dai bombardamenti e in seguito andrà a vivere lontano dalla città con il padre e la nuova moglie in attesa, Natsuko, la zia di Mahito. Il giovane è introverso, non riesce a fare amicizia e il lutto lo porta ad avere comportamenti ribelli, tanto da allontanarsi da scuola. La nuova casa, si erge su un giardino vasto e lussureggiante e annessa alla casa vi è una torre maestosa abbandonata. Mahito è attratto da quella torre, ma anche dall’airone cinerino che va a fargli visita di continuo. Quell’airone sarà per Mahito il biglietto d’ingresso per un mondo che si trova al di sotto, un mondo inaspettato che non è lineare, ma segue il suo tempo. Il viaggio ha inizio solo quando Natsuko scompare dal giardino e l’airone cinerino inizia a mostrare le sue vere sembianze e a parlare al giovane di sua madre.

Tipico di Miyazaki è il viaggio dell’eroe attraverso mondi sconosciuti, maestosi e magici, pieni di insidie e pericoli che chiedono al protagonista o alla protagonista molto coraggio. Il viaggio di Mahito si rivela una catabasi, una discesa nel mondo di sotto che non segue alcuna linearità temporale, come le maree che scorrono intorno, le correnti e il volo degli aironi.

E proprio l’airone, così come tutti gli altri uccelli presenti, è un simbolo. L’airone (sagi) compare spesso descritto e raffigurato nei paesaggi in cui vive: è un tesoro nazionale e un elemento folklorico di grande interesse per i giapponesi,  è un messaggero divino, collegato al mondo degli spiriti e alla sfera della morte, quindi al trapasso, e a questo proposito vi è un’antica leggenda giapponese, presente in un testo chiamato Kojiki, che narra di un principe che andò a morire lontano dalla propria casa e la sua anima si trasformò in un uccello bianco, probabilmente si tratta di un airone. Gli aironi sono associati ai funerali, alle processioni e ad altri riti funebri. Essi, come la gru, simboleggiano anche longevità, fortuna, fedeltà (perché hanno una sola compagna per tutta la vita), speranza, pace e purezza. 


E’ fondamentale tenere conto di un elemento che compare nelle scene che precedono il viaggio vero e proprio, cioè il romanzo che trova Mahito nella nuova casa e che era appartenuto alla madre. Il testo si intitola: “E voi come vivrete?”, una domanda che viene posta principalmente a Mahito, ma anche a tutti i personaggi. Che cosa farà Mahito? Sceglierà di combattere per amore? Starà dalla parte della famiglia? Come vivrà Mahito? E così, l’airone grigio accompagna Mahito nel mondo al di sotto, come Virgilio accompagnò Dante ne La divina Commedia, come una sorta di psicopompo, l’accompagnatore delle anime dei morti, come il nocchiero Caronte della mitologia greca.

Caronte è il traghettatore come anche  Kiriko è la traghettatrice, che guida la sua barca traghettando la fonte del cibo per i Wara-Wara, piccoli esseri che una volta nutriti torneranno al di sopra non più come anime, ma come esseri umani che nascono. E dantesco non è soltanto il mondo in cui si trova Mahito, ma anche il riferimento sull’iscrizione del cancello d’oro che dice: “Facemi la divina podestate” , una chiarissima citazione dal Canto III dell’Inferno.

Oltre alla figura di Kiriko, emerge anche la figura di Himi, una ragazzina dai poteri magici che accompagna ed aiuta Mahito nel suo viaggio, che si rivelerà essere la madre di Mahito. Questa figura potrebbe rappresentare Beatrice, che accompagna Dante in Paradiso e dunque nel momento in cui  Mahito giunge alla torre governata dal prozio e nella quale risiedono i parrocchetti carnivori, i veri nemici, perché voraci, avidi e distruttori del fragile ecosistema della torre.

Come tutti i protagonisti dei film di animazione dello studio Ghibli, Mahito lotta e affronta i suoi nemici e le peripezie per amore, per salvare la sua famiglia e cioè Natsuko, che sembrerebbe aver deciso di partorire su quel mondo. Ma il prozio non è disposto a lasciare andare Mahito e Himi, perché vorrebbe che il ragazzo governasse al suo posto quel mondo che riesce a mantenersi in equilibrio e in pace, nonostante tutto e diversamente dal mondo degli umani, che vive in costanti guerre. Una tematica ricorrente in Miyazaki è quella di rendere la natura protagonista e di preservarla dalle attività degli umani crudeli, dediti alla guerra e alla distruzione. Nonostante tutto, nonostante le prove e la dimostrazione della sua purezza d’animo, Mahito riuscirà a salvare Natsuko e a tornare a casa, perché questo è il modo in cui Mahito sceglie di vivere: con la sua famiglia e con una nuova madre.

Con un occhio attento possono essere colti riferimenti al mondo dell’arte e alle opere di Velázquez (Entrata nella grotta del giardino di villa Medici), di De Chirico (Piazza d’Italia), di Umberto Boccioni (La città di sale), di Magritte (Idee chiare) e di Böcklin (L’isola dei morti) e omaggi al cinema e alla letteratura come 8½ di Federico Fellini e La caduta della casa degli Usher di Jean Epstein, tratto a sua volta dal genio di Edgar Allan Poe. Impliciti i riferimenti ai personaggi degli altri film d’animazione dello Studio Ghibli come La principessa Mononoke, Si alza il vento, La città incantata, Il mio vicino Totoro, Il castello errante di Howl. A rendere il film ancora più grande sono le colonne sonore incise dal compositore Joe Hisaishi, alla sua undicesima collaborazione con il regista. 

Il ragazzo e l’airone, con una grande accuratezza grafica, rivela peculiarità intime (e probabilmente anche biografiche), a tratti oscure, indecifrabili, ma esalta i buoni sentimenti, l’amore e il coraggio del protagonista con una presa di coscienza del tutto spontanea, matura e  questa volta senza un tramite (come invece accade nei film d’animazione precedenti) rappresentato da un personaggio. Quello che fa Mahito è lasciarsi morire un po’, attraversando le prove nel mondo di sotto, per comprendere davvero come vivrà e che cosa conta davvero. E per quanto il mondo sia devastato dalla guerra, l’unica sicurezza possibile, l’unico appiglio, l’unica ancora di salvezza è la famiglia, nonostante il dolore della perdita. 

Cerchi un Brivido? è l'angolo di recensioni di Stefania Brivido, che trovi su Instagram come @bribiofila. Anche lì scrive parecchio. Stefania sta sempre a scrivere... e quando non scrive, legge! Quando non legge? Guarda film, non era già abbastanza ovvio?

Commenti

Post più popolari