di Stefania Brivido
Quando qualcosa o qualcuno è al centro dell'attenzione e ti mettono in prima linea su un sacco di cose, la gente vuole distruggerti. E' un po' spaventoso, soprattutto quando non ti stai davvero esponendo. - Robert Pattinson
![]() |
Foto tratta dalla campagna 2024/2025 di Dior Homme, di cui Robert è il volto, e scattata da Mikael Jansson. |
REMEMBER ME (2010) [è uno dei film preferiti di Mariadea, lo considera un capolavoro e se potesse gli darebbe 10/5... io mi sento di dargli 3/5, voto pur sempre positivo, e scriverò perché!]
Allen Coulter dirige Robert Pattinson nel ruolo di Tyler Hawkins, il
giovane protagonista di New York che vive una vita sregolata, fatta di comportamenti molesti e rabbiosi a
causa del trauma avvenuto dopo il suicidio per impiccagione del fratello Michael. Tyler crede che il padre (Pierce Brosnan) non lo ami e preferisce
passare il proprio tempo tra le risse e l’alcol. Quando viene arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, il
padre lo fa scarcerare ma i loro rapporti diventano ancora più tesi. In seguito, Tyler decide di fare una
scommessa col suo migliore amico (Tate Ellington) che lo spinge a conoscere Ally (Emilie de Ravin), la figlia del poliziotto che l’aveva
arrestato poco tempo prima. Anche Ally è una giovane che ha subito un brutto trauma: aveva solo 11 anni quando assistette all’omicidio della madre. I due diventano amici, trovando conforto l’uno nell’altra, trovando dei punti in
comune, finendo per innamorarsi.
![]() |
Tyler a tavola con Ally (di spalle) |
Nota di Dea : ho personalmente trovato in linea anche l'aspetto numerico... questo numero doppio mai lasciato al caso : Ally che ha 11 anni quando sua madre viene sparata davanti ai suoi occhi nella stazione della metro, la sorella di Tyler che ha 11 anni, il fratello di Tyler che muore a 22 anni, sorte che, non per scelta, avrà anche Tyler.
IL RAGAZZO E L'AIRONE (2024) [5/5]
![]() |
Robert Pattinson in una delle inquadrature finali di "Remember Me" |
Non solo attore, anche doppiatore per quest'opera di Hayao Miyazaki e lo studio Ghibli che tornano al cinema con una
visione intimistica rispetto ai precedenti film d’animazione. La storia narra di Mahito, un giovane che
durante la seconda guerra mondiale perde la madre a causa dell’incendio dell’ospedale colpito dai
bombardamenti e in seguito andrà a vivere lontano dalla città con il padre e la nuova moglie in attesa,
Natsuko, la zia di Mahito. Il giovane è introverso, non riesce a fare amicizia e il lutto lo porta ad avere
comportamenti ribelli, tanto da allontanarsi da scuola. La nuova casa, si erge su un giardino vasto e
lussureggiante e annessa alla casa vi è una torre maestosa abbandonata. Mahito è attratto da quella torre, ma
anche dall’airone cinerino che va a fargli visita di continuo. Quell’airone sarà per Mahito il biglietto
d’ingresso per un mondo che si trova al di sotto, un mondo inaspettato che non è lineare, ma segue il suo
tempo. Il viaggio ha inizio solo quando Natsuko scompare dal giardino e l’airone cinerino inizia a mostrare
le sue vere sembianze e a parlare al giovane di sua madre.
Tipico di Miyazaki è il viaggio dell’eroe attraverso mondi sconosciuti, maestosi e magici, pieni di insidie e
pericoli che chiedono al protagonista o alla protagonista molto coraggio. Il viaggio di Mahito si rivela una
catabasi, una discesa nel mondo di sotto che non segue alcuna linearità temporale, come le maree che
scorrono intorno, le correnti e il volo degli aironi.
E proprio l’airone, così come tutti gli altri uccelli presenti, è un simbolo. L’airone sagi compare spesso
descritto e raffigurato nei paesaggi in cui vive: è un tesoro nazionale e un elemento folklorico di grande
interesse per i giapponesi, è un messaggero divino, collegato al mondo degli spiriti e alla sfera della morte,
quindi al trapasso, e a questo proposito vi è un’antica leggenda giapponese, presente in un testo chiamato
Kojiki, che narra di un principe che andò a morire lontano dalla propria casa e la sua anima si trasformò in un
uccello bianco, probabilmente si tratta di un airone. Gli aironi sono associati ai funerali, alle processioni e ad
altri riti funebri. Essi, come la gru, simboleggiano anche longevità, fortuna, fedeltà (perché hanno una sola
compagna per tutta la vita), speranza, pace e purezza.
E’ fondamentale tenere conto di un elemento che compare nelle scene che precedono il viaggio vero e
proprio, cioè il romanzo che trova Mahito nella nuova casa e che era appartenuto alla madre. Il testo si
intitola: “E voi come vivrete?”, una domanda che viene posta principalmente a Mahito, ma anche a tutti i
personaggi. Che cosa farà Mahito? Sceglierà di combattere per amore? Starà dalla parte della famiglia?
Come vivrà Mahito? E così, l’airone grigio accompagna Mahito nel mondo al di sotto, come Virgilio
accompagnò Dante ne La divina Commedia, come una sorta di psicopompo, l’accompagnatore delle anime
dei morti, come il nocchiero Caronte della mitologia greca.
Caronte è il traghettatore come anche Kiriko è la traghettatrice, che guida la sua barca traghettando la fonte
del cibo per i Wara-Wara, piccoli esseri che una volta nutriti torneranno al di sopra non più come anime, ma
come esseri umani che nascono. E dantesco non è soltanto il mondo in cui si trova Mahito, ma anche il
riferimento sull’iscrizione del cancello d’oro che dice: “Facemi la divina podestate” , una chiarissima
citazione dal Canto III dell’Inferno.
Oltre alla figura di Kiriko, emerge anche la figura di Himi, una ragazzina dai poteri magici che accompagna
ed aiuta Mahito nel suo viaggio, che si rivelerà essere la madre di Mahito. Questa figura potrebbe
rappresentare Beatrice, che accompagna Dante in Paradiso e dunque nel momento in cui Mahito giunge alla
torre governata dal prozio e nella quale risiedono i parrocchetti carnivori, i veri nemici, perché voraci, avidi e
distruttori del fragile ecosistema della torre.
Come tutti i protagonisti dei film di animazione dello studio Ghibli, Mahito lotta e affronta i suoi nemici e le
peripezie per amore, per salvare la sua famiglia e cioè Natsuko, che sembrerebbe aver deciso di partorire su
quel mondo. Ma il prozio non è disposto a lasciare andare Mahito e Himi, perché vorrebbe che il ragazzo
governasse al suo posto quel mondo che riesce a mantenersi in equilibrio e in pace, nonostante tutto e
diversamente dal mondo degli umani, che vive in costanti guerre. Una tematica ricorrente in Miyazaki è
quella di rendere la natura protagonista e di preservarla dalle attività degli umani crudeli, dediti alla guerra e
alla distruzione. Nonostante tutto, nonostante le prove e la dimostrazione della sua purezza d’animo, Mahito
riuscirà a salvare Natsuko e a tornare a casa, perché questo è il modo in cui Mahito sceglie di vivere: con la
sua famiglia e con una nuova madre.
Con un occhio attento possono essere colti riferimenti al mondo dell’arte e alle opere di Velázquez (Entrata
nella grotta del giardino di villa Medici), di De Chirico (Piazza d’Italia), di Umberto Boccioni (La città di
sale), di Magritte (Idee chiare) e di Böcklin (L’isola dei morti) e omaggi al cinema e alla letteratura come 8½
di Federico Fellini e La caduta della casa degli Usher di Jean Epstein, tratto a sua volta dal genio di Edgar
Allan Poe. Impliciti i riferimenti ai personaggi degli altri film d’animazione dello Studio Ghibli come La
principessa Mononoke, Si alza il vento, La città incantata, Il mio vicino Totoro, Il castello errante di Howl.
A rendere il film ancora più grande è il doppiaggio inglese che include un cast stellare come Florence Pugh e
Robert Pattinson nel ruolo dell’uomo-irone e le colonne sonore incise dal compositore Joe Hisaishi, alla sua
undicesima collaborazione con il regista. Il ragazzo e l’airone, con una grande accuratezza grafica, rivela peculiarità intime (e probabilmente anche
biografiche), a tratti oscure, indecifrabili, ma esalta i buoni sentimenti, l’amore e il coraggio del protagonista
con una presa di coscienza del tutto spontanea, matura e questa volta senza un tramite (come invece accade
nei film d’animazione precedenti) rappresentato da un personaggio. Quello che fa Mahito è lasciarsi morire
un po’, attraversando le prove nel mondo di sotto, per comprendere davvero come vivrà e che cosa conta
davvero. E per quanto il mondo sia devastato dalla guerra, l’unica sicurezza possibile, l’unico appiglio,
l’unica ancora di salvezza è la famiglia, nonostante il dolore della perdita.
LITTLE ASHES (2008) [3/5] Diretto da Paul Morrison, veste i panni del famosissimo artista Salvador Dalì. Il film è un’opera biografica sulla vita di tre artisti: il regista Luis Buñuel interpretato da Matthew McNulty, il poeta Federico Garcia Lorca interpretato da Javier Beltràn e Salvador Dalì. I tre si incontrano e coltivano una grande amicizia molto giovani in una Spagna in pieno fermento culturale. Tra gli anni ’20 e gli anni ’30 l’Europa presenta un nuovo scenario culturale fatto di Avanguardie, della nascita della psicanalisi e della musica jazz, e di un’arte che avrebbe preso il sopravvento. Ma il film non tratta soltanto di una profonda amicizia tra i tre coltivata all’università, bensì esplora la scoperta da parte di Dalì della propria omosessualità. Tra lui e Federico Garcia Lorca non c’è soltanto un’amicizia, ma qualcosa di più profondo che sfocia con naturalezza. Tuttavia, Salvador cerca di rinnegare questa sua omosessualità, rifugiandosi nel proprio eclettismo e nella propria arte, perché quel lato di sé lo fa sentire sbagliato. Tra Federico e Salvador i rapporti sono destinati a non evolversi e i due prenderanno strade differenti. Dopo parecchi anni, i due avranno modo di incontrarsi di nuovo a Parigi e Salvador è un uomo molto diverso, non è il giovane talvolta fragile talvolta insicuro e Federico deciderà di proseguire la propria vita: la vita della rivoluzione, la vita dell’antifascismo. Federico Garcia Lorca verrà catturato da un gruppo di franchisti nel 1936, tenuto prigioniero e infine fucilato. Il ritrovamento del corpo di Federico porterà Salvador ad avere una reazione violenta: si cospargerà di nero in segno di dolore e sarà proprio quello il momento in cui comprenderà quanto tempo abbia perso ad inseguire compagnie effimere. Quello che provava per Federico era l’amore più vero che avesse mai provato, ma Federico se n’era andato per sempre. In questo film Robert Pattinson è abilissimo a mantenere il filo dell’eclettismo e delle emozioni contrastanti. Il personaggio è prima fragile e inesperto e poi sicuro di sé, geniale e immerso totalmente nella propria arte. La sua interpretazione regge molto bene le fondamenta del film che sono sostenute anche da una bellissima fotografia di Adam Suschitsky che alterna colori vividi, i colori caldi della Spagna e poi il bianco e nero, mostrando frammenti storici realmente accaduti; e dalle bellissime e memorabili colonne sonore di Miguel Mera. Little Ashes è un film letteralmente sulle piccole ceneri, le "Ceneritas", che sono anche il titolo di un’opera di Dalì.
Le ceneri di un amore nato, ma mai vissuto; le ceneri di un corpo ingiustamente ucciso, quello del poeta Federico Garcia Lorca, uomo della resistenza spagnola, uomo antifascista e poeta molto sensibile e talentuoso. Le ceneri sono quelle di un tempo non vissuto pienamente per poi accorgersi di avere un grande rimpianto ed è Dalì che in preda al dolore del lutto comprende il proprio grande rimpianto. Nonostante la sceneggiatura risulti piuttosto debole, specialmente nella seconda parte, nel complesso il film è ben realizzato, anche se per volere del regista gli attori parlano in un inglese con accento spagnolo, ma questo non rappresenta un punto negativo in sè. Per certi versi sarebbe utile vedere prima Little Ashes e poi Daliland, film del 2022 diretto da Mary Harron che approfondisce la figura di un Dalì ormai adulto e il suo rapporto con la moglie, interpretato dal magistrale Ben Kingsley - che tornerà a recitare con lui nel biopic "Life" (2015) su James Dean.
MICKEY 17(2025) [3.5/5]
Ieri era il compleanno di Bella Swan, oggi è il compleanno mio e del regista sudcoreano Bong Joon-Ho, che distanza di sei anni dall'uscita di Parasite torna con un adattamento cinematografico tratto dal romanzo di Edward Ashton (2022). Si tratta di un film di genere distopico e sci-fi, ma un sci-fi differente, con un soggetto importante. Robert qui è il protagonista Mickey Barnes, che parte insieme all'amico Timo (Steven Yeun), per il pianeta Niflheim, per abbandonare la Terra che è in preda a disastri climatici e sovraffollamenti. I due, arruolatisi nell'equipaggio dell'astronave che giunge al pianeta : Timo pilota gli shuttles e Mickey diviene un 'Sacrificabile', ovvero una cavia da esperiementi da utilizzare costantemenete e sacrificare per tutte le condizioni che metterebbero in pericolo gli esseri umani, ma ristampato con una speciale stampante 3D creata per mezzo di un mattone che procede a farne 17 copie nel corso di 4 anni.
Mickey, nel frattempo, si innamora dell’agente Nasha e instaura una
relazione sentimentale con lei, ma, nel bel mezzo di una missione per uccidere degli alieni striscianti, Mickey 17 precipita in un crepaccio e Timo non lo salva perché sa già che rinascerà nella
versione numero 18. Tuttavia gli striscianti non lo divoreranno ma lo salveranno e, quando tornerà
alla base, troverà al suo fianco la versione 18 di sé. I due si troveranno ad essere Multipli ed è una
cosa assolutamente vietata dal governo vigente del pianeta: il governo totalitario di Kenneth
Marshall e di sua moglie Ylfa, rispettivamente interpretati da Mark Ruffalo e Toni Collette. Da questo momento gli eventi precipitano : Michey 17 cerca di essere eliminato da Michey 18 che
ha un carattere più esuberante, e vengono separati; Mickey 18
instaura una relazione con Nasha, mentre Mickey 17 viene invitato ad un banchetto deciso da Marshall e
Ylfa, che si rivela una trappola quasi mortale per lui. Mickey 18, infuriato per ciò che
subisce la sua copia, tenta di uccidere Mashall, ma l’astronave viene attaccata dagli striscianti.
Molti striscianti vengono uccisi con il gas nervino sperimentale e i due Mickey arrestati insieme a
Nasha perché scoperti essere Multipli... e poi, beh, non mi dilungo troppo, altrimenti vi spoilererei tutto il film!😊Il film assume dei toni satirici e ironici, canzonando il genere e canzonando anche la
mancanza di senso di umanità dei personaggi, in particolare di Marshall e Ylfa. Ci sono fuoricampo
sbiaditi, dialoghi goliardici ed estremamente grotteschi, immagini lontane che avvicinano lo
spettatore verso il vero senso del film! Il regista vuole mandare un messaggio forte all’umanità: voi
tutti, ritrovate il vostro senso dell’umanità. Lo stesso messaggio lanciato in Okja (2017). E
poi, paradossalmente, gli esseri alieni striscianti sembrano possedere più umanità degli esseri umani
presenti sull’astronave. Buonissima la prova attoriale di Robert nell’impersonare due
Mickey differenti, belli i movimenti del corpo e l’espressività del viso.
THE LIGHTHOUSE (2019) [3/5]
Robert Eggers dirige un oscuro ritratto di resistenza fisica e mentale in un'isola al largo della costa del New England. L’isola è un luogo enigmatico, tanto quanto la figura dell'anziano, irascibile guardiano e
custode Thomas Wake (Willem Dafoe). Il protagonista è il giovane Ephraim Winslow, interpretato da Robert, che vivrà
sotto la supervisione del vecchio Wake, il quale gli assegnerà compiti molto faticosi e il divieto di accedere alla cima del faro, per poi scoprire il vecchio Wake recarsi in cima e spogliarsi davanti alla luce. L’isola si rivela maledetta, provocando allucinazioni nei protagonisti, convinti che qualsiasi suo elemento
sia lo spirito di qualcuno deceduto lì. Wake rivela a Ephraim che il precedente assistente era morto in
circostanze misteriose dopo essere impazzito e inizia a cercare un rapporto civile con il giovane guardiano
confessandogli di provenire dal Canada. Le cose cambiano quando Wake, in preda alla rabbia uccide il
gabbiano guercio che abitualmente gira intorno ai personaggi e scoppia una tempesta che provoca
moltissimi danni, facendo rimanere i due senza viveri, ma soltanto con una cassa di alcolici. A riva, Ephraim, che in precedenza aveva trovato la statuetta di una sirena, trova ora proprio il corpo di una sirena, mostruosa, che gli urla contro e il giovane fugge terrorizzato. Ma si tratta di un insieme di allucinazioni senza fine, che porterà i due protagonisti a lottare l'uno contro l'altro sino alla morte. Il film è chiaramente influenzato dalla letteratura inglese, da autori come Samuel Coleridge, con la sua opera La ballata del vecchio marinaio, ed Edgar Allan Poe. Ma ci sono
rievocazioni mitologiche come il mito di Prometeo, il personaggio di Wake modellato su quello di Proteo, il
dio che serve Poseidone. Ma c'è anche del simbolismo nelle ricervate inquadrature, l'impronta tipica di Melville, vi ho rintracciato Jung... e Freud, se pensiamo al rapporto edipico tra Ephraim e Wake. Le fantasie sessuali, la visione fallica, sono fra i punti focali del film. Possiamo definirlo un misto di horror psicologico e thriller quasi gotico, integralmente in bianco e nero, che scava nei meandri della mente dei protagonisti, portati allo stremo in una condizione
di solitudine geografica e spirituale. Robert Eggers, per chi lo conosce, ha un modo di fare cinema singolare, le colonne sonore che sceglie sanno creare la giusta suspense e il senso d'angoscia coerente con la storia. Avvertimento per chi vorrà guardarlo : non empatizzate troppo con la mente dei personaggi, rischiereste di confondere anche voi allucinazione e realtà. Comunque, particolare.
Il protagonista della
pellicola prodotto da Rai Cinema, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore
francese Guy de Maupassant e diretto da Declan Donnellan e Nick Ormerod, è il sedicente e seducente Georges Duroy interpretato da Robert, che instaura
delle relazioni piuttosto pericolose per sbarcare il lunario del giornalismo e delle classi sociali.
![]() |
Uma Thurman e Robert Pattinson in una scena del film |
LIFE (2015) [4/5]
Film biografico diretto da Anton Corbijn, racconta dell’amicizia tra il
fotografo Dennis Stock (Robert Pattinson) e l’attore hollywoodiano James Dean (Dane DeHaan).
James, definito il divo immortale e un’icona per la nuova generazione di giovani e adolescenti
tra gli anni ’50 e gli anni ‘60, morì prematuramente all’età di ventiquattro anni a seguito di un
incidente d’auto, lasciando ai posteri quelli che sarebbero divenuti capolavori del cinema americano:
La valle dell’Eden di Elia Kazan, Gioventù bruciata di Nicholas Ray e Il gigante
diretto da George Stevens.
Dennis Stock, un ambizioso fotografo dell’agenzia Magnum, sogna di pubblicare sulla rivista Life e
incontra James Dean durante una festa del regista Nicholas Ray. James Dean è qui un astro nascente
e aveva appena finito di girare La valle dell’Eden. Dennis trova qualcosa di speciale in James, si sente colpito dalla
sua malinconica intelligenza, dal suo atteggiamento autentico, menefreghista e ribelle con la stampa e con gli
agenti, così pensa di proporre alla sua agenzia un servizio fotografico su quel ragazzo ed è così avrà inizio il
rapporto d’amicizia tra i due, un rapporto fatto di sincerità tra i due e nel quale emergerà il lato
fragile di James.
James Dean è fragile perché ha perso la madre quando era un bambino e il padre non riuscendo a
provvedere a lui, lo fece crescere presso la fattoria degli zii e dei nonni. Queste sfumature di
fragilità, di tristezza nei confronti di un passato triste ma al contempo nostalgico dell’infanzia,
emergono durante un viaggio dei due in Indiana, la cittadina dove James era cresciuto. Ed è proprio
in quella fattoria che Dennis scatta delle fotografie che resteranno nella storia di "Life" e sanciranno
una ricca carriera per il fotografo... fotografie "sudate" perché James si faceva sempre schivo all'idea. Lo ritrae in scene quotidiane, nella fattoria,
mentre leggeva libri... e Dennis impara a conoscere un James Dean differente, un James che deve convivere con la propria
sofferenza e che non riesce ad accettare le imposizioni degli altri (in particolare degli agenti e del
signor Warner), anzi vorrebbe sempre fare l’opposto infischiandosene di tutto e di tutti, perfino
dell’amore, da cui fugge. Tuttavia, in questo film emerge la sensazione quasi premonitrice della morte di James Dean, e
l’attore stesso la sente dentro di sé, un po' stile Tick,Tick...BOOM!. Lo afferma cupamente in una scena, dopo avere avuto intimità
con l’amante e attrice Anna Maria Pierangeli (interpretata da Alessandra Mastronardi, intervistata da Mariadea in video qualche anno fa) ed è una
sensazione che non riesce a togliersi di dosso.
Oltre ai due attori protagonisti, nel cast ci sono anche Ben Kingsley nel ruolo di Jack L. Warner e
Joel Edgerton nel ruolo di John G. Morris.
Bellissime le scenografie, i costumi, la fotografia di Charlotte Bruus Christensen e le colonne
sonore di Owen Pallet. Ho adorato le note jazz a rimarcare gli stati d’animo di
Dennis e James, e ho adorato l’interpretazione di Dane DeHaan, che, pur non somigliandoci troppo, riesce a ricordarlo, avendo studiato la
gestualità di James Dean alla perfezione. Anche Robert Pattinson riesce a creare un ottimo
personaggio, sono vite professionali che si intrecciano coi drammi privati. Nel
complesso si rivela un film d'intesa, retto abilmente dai due attori protagonisti che riescono a far
immergere lo spettatore nell’atmosfera della Hollywood degli anni ’50, anche allora non tutta lustrini e paillettes.
Comments
Post a Comment