LA CHIMERA

di Stefania Brivido

Alice Rohrwacher è una di quelle registe caratterizzate da un “tratto” molto riconoscibile di cinematografia. La sua è una prospettiva assolutamente autentica, che riesce ad essere abbracciata con immediatezza dallo spettatore. Il “tratto” riconoscibile di Alice Rohrwacher consiste nell’aderenza ad un senso di poeticità palpabile e reale. Non c’è astrattismo nel suo “tratto” ma soltanto un’attenta poeticità del reale. La Chimera è un esempio lampante di poeticità e simbolismo, e non mi riferisco agli scorci suggestivi della Tuscia, che ammantano le azioni di tutti i personaggi, ma una stretta connessione tra le tombe etrusche e il senso di morte che torna costantemente nella mente di Arthur, il protagonista.

Il film si svolge negli anni ’80 e Arthur, interpretato da Josh O’Connor, è un giovane inglese che si guadagna da vivere facendo il tombarolo, insieme ad altri tombaroli presso la Tuscia, luogo di numerosi scavi archeologici d’età Etrusca. Arthur vive una vita misera, cercando di guadagnarsi da vivere e pagare i propri debiti con un ricettatore di reperti archeologici, ritrovando e rubando reperti insieme alla banda di tombaroli. Allo stesso tempo, Arthur fa la conoscenza di una ragazza brasiliana di nome Italia, che vive presso la villa ormai decadente di Flora, interpretata da un’inestimabile Isabella Rossellini. Flora è la madre di Beniamina, la defunta giovane amata da Arthur. Arthur inizia una relazione con Italia, ma le visioni su Beniamina non lo abbandoneranno mai. Il giovane tombarolo, non sembra amare molto il gesto di rubare i reperti archeologici, ma ama prendersene cura e possiede il dono quasi soprannaturale di percepire i luoghi in cui si trovano le tombe antiche. Un ritrovamento di una tomba ricchissima di reperti, e soprattutto di una statua di divinità femminile, pone le condizioni per la banda di tombaroli di diventare ricchi, ma vengono messi in fuga attraverso un finto espediente e i reperti vengono recuperati dal ricettatore Spartaco e la sua banda di tombaroli. Anche Arthur fugge, non prima di aver prelevato la testa della statua.

Josh O'Connor in una scena del film.

Il ricettatore Spartaco non è altro che una falsa identità per il personaggio interpretato da Alba Rohrwacher che si occupa di vendere all’asta i reperti recuperati. La scoperta da parte di Arthur e della banda dei tombaroli, lo porta a gettare in mare quel volto imperituro e meraviglioso di statua femminile. Arthur afferma che quella statua di donna non era stata creata per essere vista dagli occhi umani, ma per accompagnare i morti nell’aldilà e sono le stesse parole della giovane Italia, che fugge alla vista della profanazione da parte di Arthur e dei tombaroli, sostenendo che quei reperti appartengono ai morti. A discapito del profitto economico che lo sciacallo Spartaco cerca di raggiungere, quei reperti e quella statua di divinità di una bellezza inestimabile avevano l’obiettivo di accompagnare le anime dei morti e quelle soltanto. E ciò costituisce il nucleo, la connessione tra Arthur e Beniamina: percepire il senso di morte che lo avvolge, che sente accanto a sé, che lo accompagna e  la sublimazione della morte attraverso l’arte dei reperti, l’emozione suscitata in Arthur al momento del loro ritrovo, il custodirli.

Sono evidenti gli echi felliniani e pasoliniani, ed echi del cinema del regista Pietro Marcello, ma in maniera del tutto originale, Alice riporta il tema del passato caro a Lazzaro Felice. Josh O’Connor è un Arthur dall’espressione talvolta enigmatica, talvolta inaccessibile come quelle tombe ancora da scoprire. Il suo è lo sguardo di un giovane che recepisce il senso di morte senza timore, e da quello sguardo emerge una curiosità emotiva e mistica che si riflette nelle sue pupille grigie.

Delicata, a tratti fosca è la fotografia di Hélène Louvart e nostalgiche le colonne sonore degli anni ’80, compreso il brano Gli uccelli di Franco Battiato, che ha riempito maggiormente di senso il sentimento poetico di Arthur. 

La Chimera si rivela un vero gioiello del cinema italiano, molto amato dalla critica internazionale, che meriterebbe più attenzione e più prestigio proprio in Italia. 

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